La nota psicologa Susan Quilliam elenca una serie di domande a cui dovrebbe rispondere ciascun partner prima di decidere di intraprendere una convivenza. Spesso, infatti, capita che questo passo così importante spaventi la coppia, al punto da far scaturire il dubbio che la scelta intrapresa non sia quella giusta.
La pensate allo stesso modo sulla convivenza?
Prima di andare a vivere insieme, una coppia deve chiedersi se le motivazioni che la portano a questa scelta sono le stesse per entrambi i partner. Se è per condividere uno stesso progetto di vita, oppure se è soltanto un “accordo per il presente”.
Chi pagherà le bollette e chi farà i lavori domestici?
Per molte coppie, le controversie familiari sono dovute a discussioni sulla gestione del denaro e dei lavori in casa: questi due aspetti sono fin da subito messi a nudo con la convivenza e consentono di capire come il partner è organizzato. “Quando due persone si uniscono formando una famiglia – spiega la specialista Janet Reibstein – e condividono qualcosa come la casa, condividono anche quello che i terapisti chiamano “script”. In generale, i nostri script, che definiscono il nostro modello generale di pensieri, sentimenti e reazioni, sono creati in età precoce e fortemente influenzati dalla nostra famiglia. “Quando si configura la vita quotidiana insieme, questi script – il modo si è sempre pensato che le cose siano – potrebbero essere contestati in modi che non avremmo mai creduto possibili”, afferma Reibstein.
Per ogni coppia, il modo ritenuto idoneo per dividere le finanze e il lavoro può essere diverso. La cosa fondamentale è che a qualunque accordo si arrivi, questo sia considerato quello giusto da entrambi i partner. “Non c’è un giusto o sbagliato, l’importante è ricordare che se si hanno problemi con il modo in cui il partner gestisce denaro o lavori di casa, non significa che non si dovrebbe amare comunque il proprio compagno. Con ogni probabilità, i problemi non sono circa la dolce metà, ma in merito alle proprie aspettative“, suggerisce Quilliam.
Quando litigate, come gestite il conflitto?
Il modo in cui le coppie gestiscono il conflitto è uno dei fattori che più incide sulla salute del loro rapporto. Tuttavia, anche stavolta non c’è una ricetta valida per questo aspetto. Il conflitto è qualcosa che molte coppie non considerano fino a che non condividono uno stesso spazio.
“Vivere insieme è, tra le altre cose, un problema di gestione – dice Reibstein – e le coppie che accettano il conflitto in modo creativo e costruttivo hanno maggiori probabilità di sopravvivere“.
Accettate il fatto che nel corso del tempo potrebbe diminuire la quantità dei rapporti sessuali?
Per la maggior parte degli individui esiste la consapevolezza che man mano che la vita di coppia matura, potrebbe diminuire anche il sesso. Per molti, tuttavia, questo dato di fatto non viene accettato e molte energie sono sprecate inutilmente per tentare di riaccendere la passione dei primi tempi.
La convivenza, come dice Reibstein, dovrebbe invece significare investire più tempo e fatica nel creare opportunità per il sesso, piuttosto che basarsi su l’erotismo spontaneo dei primi giorni.
Dove potete andare quando volete del tempo per stare soli?
“Una della cose che cambia quando si va a vivere con il partner è che non abbiamo più lo spazio per stare soli”, afferma Quilliam.
Questo può sembrare ovvio, ma spesso si sottovaluta il valore di avere un angolo esclusivamente nostro. Non si può ottenere subito in un primo momento, travolti dall’emozione di andare a vivere insieme, ma dopo un po’ si può iniziare a desiderare spazio tutto per noi stessi. “Spesso le persone iniziano a sentirsi in colpa quando questo accade e si interrogano se davvero amano il loro partner”, continua Quilliam.
Se non si è abbastanza fortunati da avere in casa una stanza per sé, bisognerebbe assicurarsi di avere il tempo di fare qualcosa al di fuori delle mura domestiche: trascorrere un po’ di tempo lontani dal compagno non potrà che rendere quello vissuto insieme molto più felice.
Dal mio punto di vista di professionista, sento di poter condividere le risposte fornite da Quilliam, in quanto consone al mio modo di intervenire e di operare con le coppie. Soprattutto, trovo fondamentale considerare che la convivenza avvicini fisicamente i due partner della coppia, ma questo non deve portare ad una perdita dei propri bisogni e stili di vita individuali, ma ad un confronto continuo e ad un rispetto delle esigenze di entrambi i partner.
Mi occupo di disturbi di ansia (fobie, attacchi di panico, ansia generalizzata), di sessualità e di omosessualità, di disturbi alimentari, di depressione, di difficoltà legate alla sfera affettiva (familiare e/o di coppia).
All’interno del mio modello di lavoro utilizzo tecniche di respirazione, rilassamento, sessuologiche e EMDR.